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I viaggi di oggi e di domani: intervista con Roberto, agente locale in Cambogia

Da Eleonora Duso,

"Voglio trasmettere ai viaggiatori che la vita, quando tornano a casa, continua. La vita che hanno visto là, è reale": in questa intervista, Roberto ci racconta la sua Cambogia, i viaggi che verranno, le amicizie inaspettate e le esperienze che fanno di un viaggio qualcosa di davvero indimenticabile, autentico e sostenibile.
Monaco cambogiano all'ingresso di un tempioMonaco cambogiano all'ingresso di un tempioMonaco cambogiano all'ingresso di un tempioMonaco cambogiano all'ingresso di un tempio

Roberto, com'è cambiata la tua idea di come dovrebbe essere un viaggio, negli anni? Secondo te, le abitudini di viaggio cambieranno?

"Come agente locale specializzato mi divido tra Italia e Cambogia: da sempre tengo in particolare modo a verificare coi miei occhi e a sperimentare in prima persona le esperienze e le sensazioni che propongo nei miei viaggi, proprio per trasmetterle con la stessa intensità con cui le ho provate io. Suggerisco luoghi in cui sono stato, esperienze che ho vissuto e cerco di metterle in sintonia con quello che il viaggiatore desidera perché chi viaggia percepisce immediatamente l’autenticità: capirà subito se hai vissuto le esperienze che gli proponi.


Questa è la mia idea di viaggio, globalmente. 


Parlando della Cambogia, non si può prescindere dal patrimonio culturale (ci sono tantissimi siti UNESCO di enorme importanza) e gli itinerari che organizzo conciliano da sempre i siti culturali e un approccio sostenibile, volto in particolar modo alle comunità locali che conosciamo molto bene. 


La base culturale è imprescindibile per far conoscere il paese, ma c’è molto di più: infatti molto presto ho cominciato ad integrare e a proporre, anche in base al cliente, escursioni ecosostenibili che avessero al centro un impatto positivo sulle realtà locali. Ce ne sono di bellissime che rischiano davvero di scomparire e in questo modo c’è un valore aggiunto per tutti: da una parte le comunità locali che non perdono la propria identità, dall’altra per il viaggiatore, che vive davvero la realtà del paese. Penso che amare il paese in cui si lavora passi anche e specialmente da questo. 


In concreto, significa avere guide e guest-house del posto, significa creare un impatto positivo in equilibrio con le aspettative di viaggio, significa vedere la vita reale delle persone, interagire: i viaggiatori quando tornano a casa sono contenti perché hanno sentito emozioni reali, sono entrati in contatto con persone vere. 


Quando riapriranno le frontiere ci sarà sicuramente un ulteriore occhio di riguardo per la sicurezza e la tutela della salute del viaggiatore: ci sono norme igieniche a cui si dovrà guardare con più attenzione e avere una certa flessibilità nella creazione degli itinerari, specie alla luce del fatto di chiusure improvvise. 


Penso che non ci sarà un grande cambiamento in quanto a mete e destinazioni - specialmente noi italiani siamo grandi viaggiatori, molto curiosi - ma più che altro nell’offerta, sempre bilanciata tra i luoghi di interesse, i desideri del viaggiatore e le realtà locali. 


Per esempio, ai mercati preferisco sempre i villaggi: non c’è qualità nel portare il viaggiatore da un amico per prendere una commissione (ed è una cosa che personalmente non tollero), ma c’è un immenso valore aggiunto nell’indicargli questo o quel villaggio in cui si lavorano tradizionalmente oro, ceramica, liquore, e lasciare che scelga autonomamente dove andare e cosa comprare.


O ancora, se il cliente ha più tempo, propongo sempre di fare il tragitto da Siam Reap a Phnom Penh in auto invece che in aereo. Ci sono tantissime realtà rurali che vale la pena di conoscere, e nel mentre si vedono i punti di interesse principali ci si può fermare tranquillamente a comprare della frutta da una bancarella locale gestita da una signora del posto, bere qualcosa al bar del paese, insomma, si può respirare la realtà locale e contribuire davvero all’economia del posto.


Stessa cosa quando propongo di usare la lancia per la traversata da Siam Reap a Batambang, è di per sé un’esperienza sia per i compagni di viaggio che per le tappe. Quello che voglio dire, che voglio trasmettere al viaggiatore, è che la vita quando lui se ne va, continua. La vita che ha visto là, è reale. 


Per farti un esempio, una volta stavo facendo da guida a dei giornalisti nel contesto della visita ad un ospedale di Emergency e dintorni. In quell’occasione ho conosciuto un monaco che ci ha portati a vedere una delle università Buddhiste più grandi della Cambogia. Non ci crederai, il Rettore mi ha addirittura chiesto quanti studenti volessimo in classe per fare una foto, il monaco ci ha portati a visitare i loro alloggi… sono cose che in tour classici, da soli, sarebbe impossibile vedere. E oltre a questo si è creata un’amicizia tale che lui ha addirittura spostato la sua professione di fede perché io potessi esserci. Ero l’unico europeo in quella cerimonia, gli ho portato in dono un abito - che è un regalo molto pregiato per un monaco, ha un significato importante, è una manifestazione di grande rispetto - e ho fotografato per lui tutta la cerimonia perché ne avesse il ricordo. 

Sono queste le esperienze che voglio offrire ai miei viaggiatori, è questo il valore aggiunto: voglio far vivere un tour, più che venderlo, specialmente ora che il mondo si trova in una situazione difficile e si vuole essere sicuri di investire in qualcosa di realmente valido.

Roberto

Anche quando viaggio faccio attenzione a questi aspetti e sceglierò itinerari e proposte in cui vedo sensibilità nei confronti di un paese: scegliere un tipo di ristorazione piuttosto che un’altra, un tipo di alloggio piuttosto che un altro…


Per esempio, una volta, mentre sceglievo io stesso un tour operator a cui affidarmi per viaggiare, mi è stato proposto come opzione di pranzare in un ristorante che si chiama "Friends the Restaurant". Ecco, questo ristorante è un training restaurant* gestito da giovani che hanno vissuto per strada e che, grazie ai loro insegnanti che co-gestiscono il ristorante, possono sviluppare le loro abilità e la propria personalità in un ambiente protetto. Sono queste le cose che fanno la differenza in un viaggio.


*un training restaurant è una l'equivalente della nostra scuola alberghiera (NdA)


Cerco di comunicare una certa sensibilità anche ai miei viaggiatori. Raccomando sempre di portare con sé qualche caramella, dolciumi, ma di non dare mai soldi ai bambini per strada. Al limite consiglio di comprare loro frutta, del cibo, perché come viaggiatori è nostro compito dare il buon esempio e contribuire attivamente a combattere contro lo sfruttamento dei bambini, che purtroppo è una realtà."

Come ti immagini i prossimi viaggi che creerai? Saranno diversi dai precedenti?

Ho sempre creato viaggi che avessero un certo equilibrio tra realtà locale, sostenibilità, natura e visita dei luoghi culturali: intendo proseguire su questa linea, specialmente ora che il governo cambogiano e il ministero del turismo stanno prendendo a cuore la tutela delle comunità locali. Ovviamente la scelta del viaggio dipende molto dal viaggiatore! 


Di diverso c’è che oltre alla sostenibilità, nei miei prodotti prevedo di considerare ancora di più gli standard di sicurezza e pulizia. Per esempio, alla luce del contesto attuale, stanno aprendo campeggi per attività di kayak, bici, trekking, tutti luoghi e attività che sono un ottimo compromesso tra sicurezza, distanziamento sociale e sostenibilità ambientale, con un buon impatto sulle comunità locali. 

Stanno aprendo campeggi per attività di kayak, bici, trekking, tutti luoghi e attività che sono un ottimo compromesso tra sicurezza, distanziamento sociale e sostenibilità ambientale, con un buon impatto sulle comunità locali.

Roberto, agente locale in Cambogia

Hai in mente un'esperienza di viaggio che vorresti consigliare per il 2021 alla comunità Evaneos?  

Proprio in questo momento stiamo delineando quello che ci piacerebbe fare e quello che invece non possiamo ancora fare: ma qualcosa che già facciamo è collaborare con minoranze e tribù come i Bunong


Queste persone vivono in sinergia con gli elefanti, e conoscere la loro quotidianità, entrare a farne parte, connettere con gli elefanti esattamente come loro fanno da sempre è un’emozione indescrivibile. Vivono nelle highlands di Mondulkiri, una zona contesa da molte multinazionali per le piantagioni: collaborando con loro, creando consapevolezza, lavoriamo perché conservino la propria identità e la loro casa. 


Un’altra cosa amo proporre è l’osservazione degli ultimi delfini dell'Irrawaddy a Stung Treng (orcella asiatica, specie classificata come vulnerabile, ndA). Grazie ai minori flussi turistici sono nati nuovi esemplari ed è bello spingersi in barca tra le acque, in silenzio totale, a osservarne i salti nel pieno rispetto delle distanze.

Dai cambogiani per i cambogiani: Roberto ci racconta KILT Ngo

Roberto collabora con l’associazione KILT, Khmer Independent Life Team, una ONG locale fondata a Siem Reap da Muy Seu, che all’età di 7 anni ha perso un arto a causa dell’esplosione di una mina antiuomo, mentre si occupava del bestiame nella giungla. L’associazione è gestita da cambogiani per i cambogiani a loro volta vittime dirette o indirette delle mine, adulti e bambini. Roberto si adopera in particolare per la casa famiglia e per i progetti che coinvolgono il benessere dei bambini. Gli abbiamo chiesto di parlarcene.


"Una nostra scelta è quella di collaborare con l’associazione KILT. Ho conosciuto Muy per caso qualche tempo fa, in un albergo a cinque stelle… il resto è storia. Io collaboro attivamente con la casa KILT, in cui i bambini rimasti orfani e i bambini di famiglie in difficoltà trovano un posto sicuro in cui vivere, in cui ricevere un’istruzione e crescere serenamente. 


I progetti finanziati dalle donazioni sono concreti e visibili sul sito, tutto quello che viene donato viene investito in ciò che serve: dalle galline per il pollaio ad un tetto nuovo, dalle aule e gli insegnanti di inglese alle piante per creare piccole piantagioni per il sostentamento dei residenti… Si crea quello di cui c’è bisogno, con standard di pulizia e modernità che garantiscano la sicurezza degli ospiti. Tutti i soldi vengono utilizzati solo e unicamente per la realtà locale. 


Attorno a KILT c’è una rete internazionale di persone che contribuiscono alla crescita professionale degli ospiti. Per esempio, l’anno scorso una delegazione di studenti giapponesi ha tenuto delle lezioni di design di accessori per chi, come lavoro, ha deciso di specializzarsi nella creazione e rivendita di gioielli e accessori tipici. Si tratta di dare i mezzi alle persone perché siano davvero autonome. 

Roberto
L'agenzia locale di
Roberto

Specialista dei viaggi su misura per la Cambogia
73 recensioni


C’è un progetto che mi sta particolarmente a cuore: vorrei creare un parco giochi nella casa aperto anche ai bambini che non sono ospiti della struttura, che sono in strada. Si tratterebbe di un modo per toglierli da un contesto pericoloso. Per esempio, la scuola di inglese è aperta a tutti i bambini che desiderano partecipare, ospiti o meno. Anche questa è la misura della sensibilità cambogiana, un senso di condivisione e accoglienza davvero contagioso.


Nota dell'autrice: appena una settimana dopo l'intervista, Roberto ci ha aggiornati sul parco giochi. Il progetto è stato approvato e i bambini, tra poche settimane, potranno giocare nel loro nuovo parco giochi."


Grazie a Roberto per questa conversazione ricca di spunti interessanti, aneddoti affascinanti e uno sguardo inedito sulla Cambogia e i suoi abitanti.