Sono di ritorno. Io e Jacob, il mio autista, siamo stati buoni amici , ci abbracciamo e ci commuoviamo. Lascio L’Uganda con il cuore gonfio di bellezza e di tristezza. È stato un viaggio splendido, esasperante, stancantissimo, ma voglio tornare in questa terra definita meritatamente “la perla d’Africa”. Per me un diamante dalle 1000 sfaccettature. Abbraccio idealmente tutti i bambini che vanno a scuola alle 5 del mattino per arrivare puntuali alle 8, già stanchi morti, gli altri meno fortunati al lavoro nelle cave o a fare mattoni; le donne, nei loro abiti colorati e dal portamento regale, che fanno tutto: da andare a riempire taniche d’acqua, al trasporto di vettovaglie, legname, cariche all’inverosimile ma non piegate dai pesi; gli uomini impegnati al trasporto in sottili biciclette di enormi caschi di plantani o ananas, o di innumerevoli taniche di alcol o acqua, canne da zucchero ingombrantissime e legname. È quando li vedi affrontare i sentieri martoriati in salita che ti si spacca il cuore. Non ti abitui ad osservare la sofferenza umana, fa male e basta. Mi è successo lo stesso in India. Qui riporto una frase della mia saggia e cara sorella: Non possiamo abdicare alla nostra più profonda umanità neanche in contesti in cui non ci aspetteremmo di vederla stravolta. È proprio così. Sono felice di essere stato qui e di aver conosciuto tanti ugandesi, di aver visto, non con occhi di turista, questa splendida terra. Sono emozionato. Tornerò, prometto. Un grazie sentito ad Edoardo, straordinario host, sempre presente, sensibilissimo alle mie richieste, competente e brillante, una persona dall’animo buono e anche dotato di un ottimo sense of humor. Un abbraccio e un pensiero affettuoso anche al mio autista, Jacob, sempre attento, puntuale e sorridente.
La diversità del paese, dei suoi panorami splendidi, la gente, i safari
Alberghi molto cari per lo standard internazionale